Miguel Nicolelis nel suo libro “Beyond Boundaries”, parla di “comunicazione brain-to-brain” riferendosi alla connessione tra i cervelli di più individui tramite un’interfaccia neurale computerizzata, chiamata BCI (dall’inglese brain-computer interface).
La comunicazione è essenziale. Tramite il linguaggio verbale possiamo esprimerci, entrare in contatto e collaborare con il nostro prossimo. Senza questa abilità non ci saremmo evoluti e non saremmo sopravvissuti fino ad oggi. Questo è certo. Esistono tuttavia, alcune domande riguardo al futuro del nostro “apparato comunicativo” che ancora non hanno una risposta. Soprattutto è interessante capire se sia possibile che il nostro modo di comunicare, sviluppatosi nel corso di miliardi di anni, possa ancora cambiare ed evolversi.Al giorno d’oggi un ruolo importante in questo sviluppo potrebbe essere svolto dalla tecnologia, che già occupa un posto centrale nella vita di tutti i giorni. Le domande a cui si vuole rispondere sono quindi: è possibile usare la tecnologia come mezzo di trasmissione delle informazioni? E ancora: può la tecnologia sostituire il linguaggio?
Miguel Nicolelis tratta questo tema nel suo libro “Beyond Boundaries”, parlando di “comunicazione brain-to-brain”. Con questo termine non ci si riferisce alla comunicazione tramite il solo pensiero (cioè alla telepatia), ma alla “comunicazione tra cervelli”, cioè alla connessione dei cervelli di più individui attraverso un’interfaccia neurale computerizzata, chiamata BCI (dall’inglese brain-computer interface). Questo strumento è in grado di registrare, codificare e decodificare gli impulsi elettrici del cervello, che possono quindi essere trasmessi via radio, wi-fi, internet, etc ad un altro cervello distante dal primo. Alcuni studi scientifici degli ultimi anni hanno dimostrato che questa connessione è possibile. In uno studio Nicolelis ha collegato i cervelli di diversi ratti tramite l’impianto di elettrodi noti come “interfacce cervello-cervello”, creando così il primo “computer organico”. L’idea è che la fusione dell’attività cerebrale umana rappresenti la fase successiva dell’evoluzione della nostra specie. Una tale connessione potrebbe, infatti, consentire alle persone di lavorare al di là delle barriere linguistiche.
Tecnicamente il trasferimento di informazioni tra cervelli può avvenire in modi più o meno invasivi. In generale tutte queste tecnologie sollevano però varie preoccupazioni etiche. Tra queste: la registrazione del cervello di un mittente potrebbe contenere informazioni che violano la privacy della persona? Queste informazioni potrebbero un giorno essere estratte e usate contro il soggetto? Sarebbe, così, compromesso il senso di autonomia e sicurezza dell’individuo? Sostanzialmente con la “comunicazione brain-to-brain” pensieri e sentimenti sarebbero completamente condivisi. Non esisterebbe la privacy e sarebbe messa in crisi l’autonomia individuale.Quindi, qualunque sia il vantaggio ottenuto dalla connessione di diversi cervelli è essenziale riflettere a lungo sui rischi che può comportare. La “comunicazione brain-to-brain” potrebbe portare alla violazione dei principi che stanno alla base della stessa identità umana.
Riferimenti bibliografici:
- Nicolelis M., Beyond Boundaries: The New Neuroscience of Connecting Brains With Machines and How It Will Change Our Lives, 28 Febbraio 2012.
Autrice: Gloria De Paoli