La tua
depressione
ti sta schiacciando?
DEPRESSIONE
Depressione persistente
depressione ricorrente
DISTURBO BIPOLARE
Terapia della Depressione con la Dott.ssa Marzia Menotti
Liberati dal peso della tua depressione
Se la depressione ti schiaccia e ti immobilizza, posso guidarti a sollevare il peso e lasciare che la luce ritorni ad illuminare il tuo cammino. La psicoterapia può aiutare ad affrontare le specifiche cause di depressione, in modo che tu possa ricominciare ad occuparti dei tuoi obiettivi di vita.
Il mio approccio è il più raccomandato per la cura della depressione. Unisco Psicoterapia cognitivo-comportamentale e tecniche di comprovata efficacia come Mindfulness, EMDR e Terapia Metacognitiva Interpersonale.
Quanto è lungo il trattamento della depressione? Ogni caso va valutato di volta in volta; in media, un trattamento dura dalle 8 alle 12 sedute.
Quanto costa: ogni seduta ha il costo di € 80, tasse incluse.
Cos’è la depressione
A tutti noi può capitare di attraversare periodi di tristezza o cattivo umore, in cui ci sentiamo senza energia o demotivati. La tristezza e il dolore fanno parte dell’esperienza umana, ne sono un’espressione naturale e inevitabile. Ma allora… come si fa a capire quando una condizione di normalità si trasforma in un disturbo? Per rispondere a questa domanda sono stati fissati diversi criteri (per esempio quelli di intensità o durata del disagio), che aiutano a distinguere tra la tristezza e l’episodio depressivo vero e proprio.
La differenza tra tristezza e depressione
Nella tristezza il vissuto è caratterizzato da sentimenti di perdita e di vuoto legati a cambiamenti, come per esempio la morte o l’allontanamento di una persona cara, la malattia grave, la perdita del lavoro o un problema finanziario. In questo caso la tristezza va e viene a ondate ed è strettamente legata al ricordo di ciò che si è perduto, ma è comunque possibile vivere emozioni positive. Metabolizzare il dolore per la perdita di qualcosa o qualcuno è un processo lento, ma che nella maggior parte dei casi avviene in modo spontaneo, senza bisogno di interventi esterni; il cervello ha infatti capacità autonome di riparazione. In questi casi ci si accorge che, giorno dopo giorno, la tristezza tende a diminuire d’intensità, permettendo un graduale processo d’adattamento e la ripresa della progettualità.
Nella depressione, invece, l’umore deflesso non è sempre legato a eventi dolorosi; persiste anche in contesti diversi (al lavoro, a casa, a scuola) e con piccole variazioni di intensità (spesso è più intenso al risveglio e sfuma un poco verso sera). In ogni caso, è difficile provare momenti genuini di felicità o piacere. I pensieri sono rivolti a sé, caratterizzati da autosvalutazione o addirittura disgusto per se stessi, sentimenti d’inutilità, di colpa o d’inguaribilità, pessimismo e sfiducia nel futuro. Talvolta la depressione può aggiungersi alla tristezza legata alla perdita, indebolendo le capacità auto riparative del cervello; in questo caso il disagio è così intenso da comportare un significativo peggioramento nello stile di vita o da risultare sproporzionato rispetto al contesto di perdita.
Tante forme di depressione
La depressione può esprimersi in modo differente da persona a persona. I sintomi della depressione, cui si fa riferimento per diagnosticare questa condizione, possono dare forma a differenti combinazioni di alterazioni corporee, del pensiero e delle emozioni:
- Sensazione di tristezza, umore depresso o maggiore irritabilità
- Bassa motivazione a impegnarsi in attività piacevoli
- Bassa energia o sensazione di affaticamento
- Involontaria perdita di peso o aumento di peso
- Cambiamenti significativi del sonno: dormire troppo o troppo poco
- Problemi di concentrazione o capacità decisionali
- Sentirsi molto rallentati o accelerati nel pensiero o nelle azioni
- Sentirsi inutili o eccessivamente in colpa senza motivo
- Pensieri frequenti sulla morte o sul suicidio
I disturbi depressivi più diffusi
La depressione è spesso considerata come una sola condizione, ma in realtà è un insieme di disturbi che influenzano l’umore, l’energia e la motivazione. Sebbene le diagnosi assortite producano sintomi vari, tutte hanno il potere di influire drasticamente sul benessere generale di una persona. I disturbi depressivi sono curabili, tuttavia; individuare con precisione il tipo di depressione può essere importante per scegliere la cura più adatta.
- disturbo depressivo maggiore – è la condizione che molti immaginano quando pensano alla depressione ed è la forma più comune. Questo disturbo è caratterizzato da un episodio depressivo che influenza l’umore e la felicità di una persona, ma ha anche il potere di bloccare l’energia, alterare il sonno, l’appetito e il desiderio sessuale. Può influenzare negativamente i livelli di attenzione, memoria e capacità decisionale.
- disturbo depressivo persistente – i periodi di depressione hanno la durata di due anni o più, molto più lunghi ripetto all’ episodio depressivo maggiore che varia la durata da qualche settimana a qualche mese.
- disturbo depressivo ricorrente -L’episodio depressivo per sua definizione riguarda un periodo di vita circoscritto, cioè ha un inizio e una fine. Talvolta possono presentarsi altri episodi successivi: in questo caso si parla di /ricorrente.depressione ricorrente. Se l’episodio depressivo è seguito o preceduto da un episodio di eccessiva elevazione dell’umore (euforia, iperattività, irritabilità…) si parla di /disturbo-bipolare.
- depressione reattiva – è il nome dato a un tipo di depressione con sintomi che sembrano derivare dall’esterno, piuttosto che dall’interno.
- disturbo affettivo stagionale – è una condizione di salute mentale caratterizzata da sintomi dell’umore che cambiano con i cambiamenti stagionali.
- depressione post partum – un termine usato spesso nei media e nella cultura popolare per descrivere la depressione che emerge o peggiora nei giorni e nelle settimane dopo il parto di una donna.
- disturbo disforico premestruale – non deve essere confuso con le reazioni comuni alle mestruazioni. I cambiamenti ormonali legati alle mestruazioni creano un cambiamento prevedibile di umore ed energia, ma il disturbo disforico premestruale si caratterizza per l’estrema intensità dei sintomi.
- depressione nell’anziano – è un disturbo comune, poiché è legato al processo dell’invecchiamento, che comporta non solo una maggiore vulnerabilità alle malattie, ma anche l’avvicendarsi di esperienze di lutto e perdita. Questo non significa che si debba considerarla come inevitabile. É una malattia e come tale va curata, anche nella vecchiaia.
Come si cura
Nessuno dovrebbe tollerare la depressione. Qualunque sia il tipo di depressione con cui hai a che fare, parlane con chi ti sta vicino e prendi in considerazione di curarti il prima possibile. È una piccola decisione che potrebbe avere un enorme impatto sulla tua vita e sul tuo benessere.
La comunità scientifica internazionale fornisce indicazioni per la cura del disturbo depressivo, costantemente aggiornate in base ai risultati della ricerca. Attualmente si ritiene che al trattamento farmacologico sia opportuno affiancare un trattamento di psicoterapia specifico, in particolare per i casi di depressione di grado lieve e medio. La psicoterapia cognitivo comportamentale della depressione è quella raccomandata con più forza, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta dalle maggiori prove di efficacia. Dopo aver superato l’episodio depressivo è altrettanto importante mantenere il benessere raggiunto, intervenendo sul proprio stile di vita e rafforzandosi. La Mindfulness e le strategie di psicologia del benessere sono interventi utili alla prevenzione delle ricadute.
Per approfondire
Le mie tecniche per la cura della Depressione
PSICOTERAPIA
Sono specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, un modello di psicoterapia incentrata su pensieri, emozioni e comportamenti.
MINDFULNESS
La consapevolezza Mindfulness può aiutare a prendere le distanze dai pensieri negativi, sentirsi più calmi e concentrati sul momento presente.
EMDR
Un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.
TERAPIA INTERPERSONALE
È una delle evoluzioni più recenti della Terapia Cognitiva. Partendo dalle emozioni, aiuta a comprendere meglio la relazione con gli altri.
RILASSAMENTO CORPOREO
Permette di regolare i parametri fisici come il respiro o la tensione muscolare, per raggiungere uno stato di relax fisico e di calma mentale.
BIOFEEDBACK e neurofeedback
E’ una procedura non invasiva che consente di visualizzare su un monitor i parametri corporei e di autoregolarli per raggiungere l’equilibrio.
Depressione Persistente
L’episodio depressivo per sua definizione riguarda un periodo di vita circoscritto, cioè con un inizio e una fine, la cui durata può variare da poche settimane a diversi mesi. Talvolta però sintomi depressivi sembrano presentarsi in una forma più sfumata che però dura nel tempo, come se facesse ormai parte del carattere. Chi soffre di questo disturbo sembra essere particolarmente malinconico, pessimista, sfiduciato, rinunciatario; fatica a superare i momenti di crisi, rimanendo impigliato nei ricordi dolorosi e nei rimpianti.
I criteri diagnostici
Il sistema di classificazione dei disturbi più aggiornato e diffuso nel mondo, chiamato DSM – 5, definisce questo tipo di depressione come Disturbo depressivo persistente e identifica alcuni criteri diagnostici, tra cui:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riferito dall’individuo o osservato da altri, per almeno 2 anni.
- Presenza di almeno due dei seguenti criteri:
- Scarso appetito o iperfagia
- Insonnia o ipersonnia
- Scarsa energia o astenia
- Bassa autostima
- Sentimenti di disperazione
Come si cura
La comunità scientifica internazionale ritiene che al trattamento farmacologico, prescrivibile dallo psichiatra, sia opportuno affiancare un trattamento di psicoterapia specifico, soprattutto nei casi in cui lo psicofarmaco abbia una efficacia limitata o temporanea come spesso accade nella depressione cronica. Esistono molti tipi di psicoterapia; la psicoterapia cognitivo comportamentale è quella raccomandata con più forza per i disturbi depressivi, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta da solide prove di efficacia. La psicoterapia cognitivo comportamentale è particolarmente indicata quando la depressione è legata al carattere, cioè a un modo pessimista di pensare a se stessi e al proprio futuro su cui gli psicofarmaci hanno scarsa presa. In questi casi la psicoterapia permette di modificare i pensieri negativi e ritrovare fiducia nelle proprie possibilità, speranza nel futuro, voglia di riprendere in mano la propria vita, ottenendo dei risultati duraturi. Dopo aver superato l’episodio depressivo è altrettanto importante mantenere il benessere raggiunto, intervenendo sul proprio stile di vita e rafforzandosi. La Mindfulness e il Neurofeedback sono interventi utili alla prevenzione delle ricadute, così come la ricerca scientifica riconosce con evidenza sempre maggiore.
Depressione Ricorrente
L’episodio depressivo per sua definizione riguarda un periodo di vita circoscritto, cioè con un inizio e una fine, la cui durata può variare da poche settimane a diversi mesi. Talvolta possono presentarsi altri episodi successivi: in questo caso si parla di depressione ricorrente.
Il ruolo della luce solare
Un tipo di depressione ricorrente potrebbe avere la forma del disturbo affettivo stagionale (SAD). Non è un disturbo ufficialmente riconosciuto, ma è uno di quelli con cui molte persone hanno familiarità attraverso il suo uso nei media e nella cultura. Il termine preferito dai professionisti della salute mentale è depressione con esordio stagionale o disturbo bipolare con esordio stagionale.
Sentirsi giù, letargici o scarsa motivazione durante l’autunno e l’inverno è una risposta perfettamente naturale al cambiamento dei modelli meteorologici, ma alcune persone notano sintomi che esistono al di là della persona media. Queste persone potrebbero soffrire di depressione con esordio stagionale.
Quando una persona ha sintomi di esordio stagionale, sperimenterà i sintomi standard della depressione legati al disturbo depressivo maggiore solo durante una determinata stagione o parte dell’anno. Per avere un esordio stagionale, non devono esserci episodi depressivi durante le altre parti dell’anno.
Se ci sono altri disturbi
In altri casi la depressone ricorrente dipende dalla presenza di altri disturbi, come ad esempio l’ansia, l’abuso di sostanze, i comportamenti compulsivi come il gioco d’azzardo, l’accumulo di oggetti o le spese eccessive. In questi casi la depressione è detta secondaria, poiché si ripresenta ciclicamente e sembra di difficile risoluzione fino a quando non si cura il disturbo principale.
Questione di carattere
La depressione ricorrente potrebbe essere legata a caratteristiche personali. Le persone con un carattere di tipo depressivo si percepiscono come insicure, incapaci di cavarsela da sole, vulnerabili o impotenti di fronte alle difficoltà. Tutto ciò le rende particolarmente sensibili agli eventi di vita stressanti; faticano ad adattarsi ai cambiamenti (anche a quelli potenzialmente positivi), come se mancassero di quelle risorse personali che gli altri possiedono.
Le esperienze traumatiche
Talvolta le persone che soffrono di depressione ricorrente hanno alle spalle un passato difficile; per esempio hanno avuto un’infanzia complicata, oppure hanno subito esperienze di perdita o sono state vittime di eventi traumatici. In questi casi i ricordi del passato riemergono ciclicamente con tutto il loro carico di sofferenza, assorbendo tutte le energie mentali e fisiche.
Come si cura
La comunità scientifica internazionale ritiene che al trattamento farmacologico sia opportuno affiancare un trattamento di psicoterapia specifico, soprattutto nei casi in cui il farmaco abbia una efficacia limitata o temporanea come spesso accade nella depressione ricorrente. La psicoterapia è il trattamento maggiormente raccomandato quando la depressione è legata al carattere, cioè a un modo pessimista di pensare a se stessi e al proprio futuro, su cui gli psicofarmaci hanno scarsa presa. In questi casi la psicoterapia permette di modificare i pensieri negativi e di ritrovare speranza e voglia di riprendere in mano la propria vita. La psicoterapia cognitivo comportamentale è quella raccomandata con più forza, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta dalle maggiori prove di efficacia.
Se alla base della depressione ricorrente ci sono ricordi traumatici è possibile intervenire con tecniche di psicoterapia specifiche per il trattamento del trauma, come l’EMDR. Anche la Terapia Metacognitiva Interpersonale può aiutare a elaborare le emozioni negative legate al passato.
Il Disturbo Bipolare
Alcune persone, tra coloro che soffrono di episodi depressivi, possono attraversare anche periodi di umore del tutto opposto, in cui ci si sente cioè decisamente “carichi”.
Sintomi ipomaniacali
Il bisogno di sonno si riduce; si percepisce una grande energia, voglia di fare, senso di potenza, creatività. Eppure tutto questo non è così desiderabile come potrebbe sembrare a prima vista: i progetti sono così tanti, caotici o ambiziosi che spesso si finisce per non riuscire a concludere nulla di veramente utile. Si diventa eccitabili, rischiando così di litigare o di prendere decisioni impulsive. Talvolta si perde la giusta distanza dagli altri, per esempio si diventa così loquaci o confidenziali da risultare sgradevoli e pesanti.
Questi sintomi sono detti ipomaniacali e caratterizzano, alternati con i sintomi depressivi, la malattia di tipo II.
Sintomi maniacali
Talvolta questi sintomi possono diventare ancora più accentuati. L’umore si fa decisamente euforico o irritabile; le idee e le parole si affollano e diventano accelerate, tanto che il mondo tutto intorno sembra andare a rallentatore. Ci si può sentire tanto potenti e speciali da spingersi a compiere scelte rischiose, per esempio spendere o regalare grandi quantità di denaro, giocare d’azzardo, intraprendere relazioni sessuali promiscue o guidare a velocità eccessiva. In questa fase, la capacità di giudicare i propri pensieri e azioni in modo obiettivo è sospesa: tutto sembra possibile, chi non è d’accordo (familiari, curanti, amici…) diventa un ostacolo.
Questi sintomi sono detti maniacali e caratterizzano, alternati con i sintomi depressivi, la malattia di tipo I.
Le cause del disturbo
Quando si parla di disturbo bipolare le cause potrebbero essere molteplici: fattori genetici, biologici e psicologici si possono ricercare nell’ereditarietà. Se nella storia familiare stretta del paziente c’è positività a questo particolare disturbo, quindi madre o padre affetti da questa sindrome, c’è un rischio 10 volte maggiore di ammalarsi di questa patologia. Anche la presenza d’espressione di alta emotività oppure eventi traumatici particolarmente sentiti possono portare al disturbo bipolare. Il temperamento affettivo particolarmente pronunciato, così come una scarsa autostima, giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del bipolarismo. In alcuni pazienti anche la variazione di luce solare ha una notevole incidenza.
Come si cura
Per chi soffre di disturbo bipolare, le crisi depressive e maniacali sono fratture che interrompono il flusso dell’esperienza, sono buchi neri nei quali si perde il senso del tempo e si abbandonano i propri obiettivi. Si tratta quindi di una malattia molto disturbante ma che può essere affrontata: le crisi si possono curare e prevenire grazie al trattamento farmacologico prescritto dallo psichiatra, affiancato da un trattamento di psicoterapia specifica che permette di comprendere, monitorare, gestire e infine prevenire le ricadute, così come indicato dalla comunità scientifica internazionale. Sono importanti anche gli interventi a supporto dei familiari, per fornire loro tutte le informazioni necessarie e sostenerli.
Depressione Reattiva
La depressione si definisce reattiva quando i sintomi depressivi sono chiaramente legati ad eventi dolorosi quali la perdita di persone care, la malattia fisica, il licenziamento o i problemi economici. La depressione reattiva può essere legata anche ad una reazione sproporzionata verso gli eventi esterni come le crisi politiche o altri avvenimenti.
Il processo di auto guarigione
Non ci si ammala di depressione ogni volta che accade qualcosa di negativo. Per affrontare il dolore dell’esperienza di perdita, infatti, il cervello mette in campo risorse autonome di guarigione; si riorganizza, costruisce nuove connessioni, trova nuove soluzioni, stemperando un poco per volta il dolore e ricostruendo un nuovo equilibrio. Talvolta, questo processo di autoguarigione non si attiva come dovrebbe; il cervello non riesce a riorganizzarsi e si sviluppano disturbi come la depressione, l’ansia, i disturbi traumatici da stress, i disturbi di adattamento.
La relazione tra evento negativo e depressione
Non esiste un rapporto causale diretto tra gravità dell’evento stressante e insorgenza della depressione; ciascuno di noi reagisce ad uno stesso evento in modi diversi, in base alle risorse personali di cui dispone e in base al momento. E’ esperienza comune notare come di fronte ad uno stesso evento (per esempio la rottura di una relazione sentimentale) alcuni soffrano, ma riescano a venirne fuori un po’ per volta senza sviluppare alcun disturbo; altri invece rimangano intrappolati nel loro dolore e non riescono a trovare una via di uscita.
Inoltre, in alcuni periodi della nostra vita siamo in grado di affrontare situazioni molto pesanti senza sviluppare nessun disturbo, in altri invece ci sentiamo fragili e impotenti, incapaci di reagire di fronte a difficoltà che sembrano banali. Anche un evento potenzialmente positivo potrebbe rappresentare un elemento di disagio; questo accade perché qualunque cambiamento, anche quando è desiderabile, costringe il cervello ad un processo di adattamento.
La resilienza
Per spiegare questa estrema variabilità di risposta agli eventi stressanti, in anni recenti è stato introdotto il concetto di resilienza, cioè la capacità resistere ed adattarsi alla crisi, ritrovando un nuovo equilibrio. La resilienza dipende dal bagaglio personale di fattori protettivi, quali ad esempio la presenza di figure di riferimento stabili a cui rivolgersi in particolari momenti della vita, l’esistenza di una rete sociale costituita da legami significativi di vario tipo (familiari, amicali, culturali, professionali), l’acquisizione di adeguate strategie di fronteggiamento, cioè di gestione della situazione.
Come si cura
La comunità scientifica internazionale ritiene che al trattamento farmacologico, prescrivibile dallo psichiatra, sia opportuno affiancare un trattamento di psicoterapia specifico. Esistono molti tipi di psicoterapia; la psicoterapia cognitivo comportamentale è quella raccomandata con più forza per i disturbi depressivi, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta da solide prove di efficacia.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è particolarmente indicata quando la depressione è conseguente ad eventi negativi, poiché consente di costruire nuove abilità per affrontare la crisi, restituendo un nuovo senso di efficacia personale e di fiducia nelle proprie possibilità. Se gli eventi negativi alla base della depressione reattiva sono di origine traumatica è possibile intervenire con tecniche di psicoterapia specifiche per il trattamento del trauma, come l’emdr, sbloccando il processo di elaborazione delle esperienze dolorose e quindi riattivando il meccanismo di guarigione. Dopo aver superato l’episodio depressivo è altrettanto importante mantenere il benessere raggiunto, intervenendo sullo stile vita erafforzandosi. La mindfulness può essere la pratica più indicata per mantenere il benessere.
Depressione Post partum
La nascita di un figlio è una fase delicata di cambiamento nel corpo della donna, nella relazione di coppia, negli equilibri familiari, nello stile di vita. Per tutti questi motivi può portare con sé non solo sentimenti positivi, ma anche elementi di tensione e stress; in alcuni casi, il disagio può prendere la forma di un vero e proprio disturbo depressivo.
L’interazione di fattori biologici, personali e ambientali
La depressione post partum dipende dall’interazione di diversi fattori, primo fra tutti lo sconvolgimento ormonale che la donna attraversa durante la gravidanza e nei mesi successivi al parto; è ormai scientificamente accertato, infatti, che il tono dell’umore è regolato anche dai livelli ormonali.
Alcuni aspetti caratteriali come ad esempio la tendenza alla preoccupazione, l’insicurezza, il timore di sbagliare o di deludere le aspettative, possono riempire di dubbi e rendere faticosa la gestione dei primi mesi di vita del figlio.
Incidono però anche fattori esterni come il temperamento del bambino, le complicazioni (come per esempio l’insorgere di malattie fisiche), la mancanza di supporto familiare o sociale, le difficoltà organizzative o economiche.
Il rischio di isolamento
La neo mamma si trova allora di fronte a vissuti di incapacità che danno origine ad ansia e tristezza. Oltre a questo, potrebbe sentirsi sbagliata, temere il giudizio degli altri e decidere di non confidare a nessuno il suo disagio. Secondo una credenza diffusa, infatti, ci si aspetta che una neo mamma si senta sempre al culmine della felicità e che il senso materno scatti in modo automatico rendendo tutto facile, naturale, spontaneo, gioioso. Si tratta di luoghi comuni falsi, colpevolizzanti e pericolosi, perché portano al timore del giudizio e all’isolamento.
Le caratteristiche della depressione post partum
E’ importante per prima cosa riconoscere il disturbo, che ha le caratteristiche di un episodio depressivo vero e proprio. La depressione post partum è oggi considerata un disturbo depressivo vero e proprio, che necessita di cure tempestive e specifiche. E’ un disturbo diffuso: in Italia colpisce ogni anno circa una mamma su sette. Il disturbo si sviluppa nelle settimane successive al parto, ma in un caso su due può iniziare anche prima, durante la gravidanza. Alcuni fattori predittivi, oltre alla tristezza, sono la comparsa di sintomi ansiosi e attacchi di panico durante la gravidanza.
Come si cura
La comunità scientifica internazionale fornisce indicazioni per la cura del disturbo depressivo, costantemente aggiornate in base ai risultati della ricerca. Attualmente si ritiene che al trattamento farmacologico sia opportuno affiancare un trattamento di psicoterapia specifico; la psicoterapia cognitivo comportamentale è quella raccomandata con più forza, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta dalle maggiori prove di efficacia. Nella depressione post partum può aiutare la neo mamma a ridimensionare le idee di incapacità e le credenze disfunzionali legata alla maternità, restituendo un senso di efficacia e di sicurezza personali. Sono importanti anche gli interventi a supporto dei familiari, per fornire loro tutte le informazioni necessarie e ridurre il rischio di stigma e di isolamento sociale.
Depressione Pre mestruale
Le statistiche e l’esperienza diretta ci dicono che, nei giorni che precedono la comparsa del ciclo, la maggior parte delle donne avverte non solo qualche sintomo fisico, ma anche cambiamenti del tono dell’umore come per esempio una maggiore irritabilità, tristezza, labilità emotiva, irrequietezza, sonno disturbato, alterazioni dell’appetito o del desiderio sessuale. Si tratta di sintomi lievi e ben tollerati nella maggioranza dei casi.
In alcune donne, tuttavia, questi sintomi possono raggiungere una intensità tale da risultare fortemente disturbanti e ripercuotersi sulla qualità della vita. L’insieme di questi sintomi depressivi è chiamata Disforia premestruale. I sintomi in genere si accumulano durante i giorni che precedono le mestruazioni e poi si alleviano alcuni giorni dopo l’inizio delle mestruazioni. Il disturbo disforico premestruale crea un effetto negativo sulla scuola, sul lavoro o sulla vita sociale della donna, a causa dell’intensità dei sintomi.
Il disturbo disforico premestruale colpisce ogni anno fino al 5,8% delle donne con ciclo mestruale.
Come si cura
Nella disforia premestruale la comparsa dei sintomi psichici è strettamente legata alla fluttuazione dei livelli ormonali. In questo caso, la terapia farmacologica della sindrome premestruale prescritta dal ginecologo permette di modulare i livelli ormonali e quindi di alleviare non solo i sintomi fisici, ma anche le alterazioni dell’umore.
Tuttavia, talvolta i farmaci si rivelano poco efficaci. In questi casi la psicologia del benessere consente di analizzare il proprio stile di vita, individuare le cattive abitudini e mettere a punto nuovi comportamenti utili al raggiungimento di un maggiore equilibrio e alla prevenzione delle ricadute; è inoltre possibile apprendere abilità di gestione dello stress e aumentare la capacità di tolleranza delle fluttuazioni dell’umore e dei sintomi fisici con la Mindfulness e le tecniche di Rilassamento corporeo.
Depressione nell’anziano
La depressione in età avanzata è un disturbo comune. Secondo i dati del Ministero della Salute nel 2015 circa un anziano su 22 ha sofferto di una forma depressiva; tra le persone istituzionalizzate di questa età la percentuale è molto più elevata, in alcune casistiche arriva fino al 40%. E’ un disturbo diffuso poiché è legato al processo dell’invecchiamento, che comporta non solo una maggiore vulnerabilità alle malattie, ma anche l’avvicendarsi di esperienze di lutto e perdita.
Un problema sottovalutato
Nonostante sia un disturbo così comune, spesso la depressione tardiva non è riconosciuta. Ciò è dovuto in parte al fatto che nella maggior parte dei casi non si presenta nella forma tipica, rendendo i sintomi difficilmente riconoscibili. Raramente, infatti, vengono riferiti sentimenti di tristezza; prevalgono invece sintomi corporei piuttosto aspecifici come per esempio il sonno disturbato, la perdita di appetito, l’affaticamento, l’agitazione. Possono esserci alterazioni cognitive come per esempio vuoti di memoria, riflessi rallentati, difficoltà di attenzione o di comprensione. Si tratta di sintomi che solitamente allarmano molto, poiché sono simili a quelli che compaiono in una fase iniziale di demenza. Nella depressione, tuttavia, le difficoltà cognitive non sono legate ad un processo organico degenerativo, ma alla caduta dell’umore: sono sintomi transitori che possono essere trattati con efficacia, purché la depressione sia riconosciuta.
Vecchiaia non significa tristezza
Vi sono è però un’altra ragione per cui la depressione tardiva è spesso trascurata, ovvero il luogo comune secondo cui la tristezza rappresenterebbe una condizione normale e inevitabile della vecchiaia. Si tratta, appunto, solo di un luogo comune: la vecchiaia può essere un periodo della vita intenso e gratificante come qualunque altro; è senz’altro così per la maggior parte delle persone anziane. La depressione rappresenta dunque una malattia, anche nella vecchiaia: ogni persona depressa dovrebbe avere il diritto di essere curata, a qualunque età.
Come si cura
Alla terapia farmacologia antidepressiva, prescritta dal medico specialista come lo psichiatra o il geriatra, si può affiancare un trattamento di psicoterapia specifica per la depressione che aiuti ad elaborare i vissuti di perdita, a riconoscere le risorse personali e a individuare nuovi obiettivi esistenziali, garantendo un benessere stabile e duraturo. La psicoterapia cognitivo comportamentale è quella raccomandata con più forza, in quanto basata sul metodo scientifico e sostenuta dalle maggiori prove di efficacia.
Sono importanti anche gli interventi a supporto dei familiari, per fornire loro tutte le informazioni necessarie e sostenerli. Se la depressione tardiva è complicata da sintomi cognitivi (vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione, rallentamento mentale) è consigliabile effettuare una Valutazione Neuropsicologica per valutare meglio i sintomi.